Bruxelles rischia di uccidere i trattori stretti
In bilico c’è un interno comparto, quello dei trattori “stretti”, progettati per il lavoro nei frutteti e nelle vigne. FederUnacoma fa il punto su quello che sta succedendo in Europa, in seguito al regolamento sulle emissioni dei motori, e cosa sta facendo l’Italia, in prima fila per evitare il disastro.Il Parlamento Europeo voterà oggi, 15 settembre, gli emendamenti per una deroga nell’applicazione del nuovo regolamento che prescrive dispositivi inapplicabili alle trattrici specializzate per il lavoro nei vigneti e nei frutteti. Trasversale l’alleanza dei parlamentari italiani, che vede Elisabetta Gradini come relatrice ufficiale del dossier e Giovanni La Via presidente della commissione ambiente.“La nuova normativa (Fase IV) comporta infatti l’inserimento, all’interno del vano motore, di vari dispositivi per il trattamento dei gas di scarico – spiegano da FederUnacoma - un voluminoso sistema filtrante che può trovare sufficienti spazi per l’installazione sulle trattrici grandi ma che è attualmente impossibile alloggiare all’interno dei cofani delle trattrici strette, a meno che queste non vengano interamente ridisegnate, con la conseguente perdita di compattezza e agilità e quindi della loro specifica funzionalità”.I tre emendamenti proposti dalla Associazione dei costruttori italiani Assotrattori (FederUnacoma) con il supporto del Comitato europeo dei costruttori di macchine agricole Cema e in parte già avallati dal Consiglio hanno come obiettivo quello di “modificare la proposta legislativa della Commissione Europea con l’introduzione di una normativa ‘ad hoc’ per i trattori stretti che congela gli attuali valori limite di emissioni sino all’entrata sul mercato, dopo il 2020, dei nuovi trattori stretti con motori ‘Fase V’, lasciando ai costruttori il tempo sufficiente per sviluppare più efficienti e più compatte tecnologie”, proseguono da FederUnacoma. “Se gli emendamenti verranno approvati, le industrie costruttrici avranno modo di progettare nuove generazioni di trattrici da frutteto aventi soluzioni tecniche e dimensioni adeguate, e quindi di restare competitive; se verranno respinti, le industrie del settore, e soprattutto quelle italiane che sono specializzate in questa tipologia di trattori, saranno spinte fuori dal mercato essendo costrette a produrre macchine meno efficienti di quelle attuali, con costi di produzione e prezzi di vendita molto più elevati”.“Senza una procedura di adeguamento pensata specificamente per i trattori stretti - sostiene Manlio Martilli, Presidente di ASSOTRATTORI - le macchine perderanno le loro caratteristiche fondamentali e saranno del tutto inservibili per gli agricoltori, i quali continueranno ad utilizzare mezzi vecchi che sono certamente più inquinanti”. “Applicate in modo rigido e schematico - aggiunge Martilli - le normative ambientali produrranno un effetto opposto rispetto a quello per il quale sono state pensate”.
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