È prevista per il 2018 l’entrata in vigore della nuova normativa europea sui fertilizzanti. Una novità che, commenta Federchimica, “metterà le imprese produttrici di fronte a nuove sfide sui terreni dell’innovazione e della sostenibilità nell’ambito dell’economia circolare”. Per questo motivo l’argomento è stato al centro dell’assemblea annuale di Assofertilizzanti, l’associazione nazionale di imprese produttrici di ferilizzanti che fa parte di Federchimica.
Il lavoro negoziale che porterà alla stesura della normativa è ancora in corso nelle sedi europee; da un lato le quattro commissioni incaricate del Parlamento (Commercio Interno, Ambiente, Agricoltura e Commercio Estero) licenzieranno a breve le loro proposte di emendamenti, dall’altro la presidenza maltese sta coordinando i lavori del Consiglio dell’Unione Europea.
Ospite dell’assemblea Elisabetta Gardini, relatrice per la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, dove si stanno discutendo gli ambiti più critici del nuovo Regolamento, tra cui la definizione dei limiti dei contaminanti, sui quali si trova impegnata in prima persona per garantire e tutelare la sostenibilità dell’attività di molte imprese italiane. L’onorevole ha ribadito che “per stabilire i limiti di cadmio nei fertilizzanti utilizzati in Europa, bisogna, da una parte puntare a obiettivi realistici e realizzabili, dall’altra calcolare e tenere conto delle conseguenze socio-economiche che le nuove misure adottate produrrebbero, sempre prestando massima attenzione alla tutela dell’ambiente, ma tenendo conto anche delle evidenze scientifiche. La mia proposta, ad esempio, di fissare il tetto del cadmio a 60 mg/kg rappresenta la sintesi di questi due orizzonti”.
Il Presidente di Assofertilizzanti, Francesco Caterini, dopo aver rimarcato gli aspetti positivi della nuova normativa, quale l’armonizzazione di un intero settore, la maggiore facilità di scambio e la spinta all’innovazione sostenibile, ha ribadito la necessità che questo nuovo Regolamento mantenga alta l’attenzione sulla qualità dei prodotti. Caterini ha altresì ribadito l’importanza di riconoscere i meriti delle imprese che già lavorano in un’ottica di avanzata sostenibilità e soprattutto non penalizzarle in favore degli interessi di una minoranza di Stati membri. “La rigida impostazione prospettata da alcuni Paesi, se applicata comporterebbe nel medio periodo importanti ricadute economiche e sociali – ha dichiarato Caterini - Significherebbe in pratica mettere fuori mercato e nell’impossibilità di produrre molte piccole e medie imprese, non solo italiane, che rappresentano oggi realtà performanti e posti di lavoro nei territori dove operano. Questa impostazione è stata peraltro criticata da più parti e definita “irragionevole”, nonché tecnicamente insostenibile e scientificamente ingiustificata. Se dovesse verificarsi questo scenario, molte imprese nazionali rischierebbero di essere fortemente penalizzate nei confronti di imprese estere, e di questo svantaggio competitivo potrebbero pagarne le conseguenze anche i nostri agricoltori che, perdendo prodotti efficaci, si ritroverebbero a dover sostenere costi maggiori mettendo a rischio la propria attività”.
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