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Frutta e verdura sui tetti parigini, il progetto

Frutta e verdura sui tetti parigini, il progetto

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Cento ettari supplementari costituiti da tetti e muri vegetali, il progetto punta a ridurre l’inquinamento acustico e atmosferico, e il riscaldamento urbano. La città nel 2012 ha vinto il premio Territoria per i suoi esperimenti di tetti vegetali. In quell’anno la vegetazione degli spazi pubblici riguardava 5.705 m2 di verde supplementare e 6.430 m2 di tetti di edifici. Nel 2014, sono partite altre 30 iniziative innovative di vegetalizzazione urbana, in accordo al Piano di biodiversità di Parigi votato nel 2011, che prevede la progettazione di 7 ettari di tetti vegetali su tutto il territorio cittadino, poi rafforzato dal programma 2014-2020 che impone la creazione di 100 nuovi ettari di tetti e muri vegetali. Moltissimi saranno dedicati agli orti.Il modello si ispira a casi di successo già sperimentati in città come New York, Vancouver o Boston. A Montréal, il quartiere di Rosemont-La Petite-Patrie ha da poco modificato il proprio regolamento per autorizzare l’agricoltura urbana a uso comune e dare una maggiore flessibilità ai commercianti: chi vorrà potrà addirittura vendere pesci, legumi, frutta e altri ortaggi che avranno coltivato sui propri tetti.Tornando alla capitale francese, sono sempre più diffusi anche i “Jardins Partagés” (JP), giardini collettivi creati e gestiti da associazioni di quartiere in piccoli appezzamenti di terreno messi a disposizione dal Comune. I JP sono gestiti da associazioni di quartiere, preesistenti o create ad hoc sulla base di un’idea partita dai cittadini o dai consigli di quartiere, talvolta su sollecitazioni delle singole municipalità. Le associazioni svolgono anche altre attività nel quartiere (animazione, inclusione sociale, formazione.L’ispirazione degli orti sui tetti di Montréal è stata decisiva per Bel, ingegnere che all’epoca insegnava eco-concezione e biomimetismo. In collaborazione con Nicolas Marchal hanno avuto l’idea di una coltivazione senza terra, unicamente costituita da residui organici urbani. «Siamo stati affascinanti – spiega Bel – dall’agroecologia, divorando i libri che ne parlavano». Così hanno messo in opera un progetto con Christine Aubry, ingegnera ricercatrice presso l’Inra1, Frédéric Madre, dottorando al Mnhn2, e una squadra di ricercatori, grazie a un accordo con l’AgroParisTech che gli ha commissionato degli orti dedicati alla ricerca sui tetti della scuola di Agronomia nel cuore di Parigi.«Sulla nostra realtà – prosegue Bel – gli chef sono i primi interessati: sanno che la freschezza dei prodotti è cruciale per preservare la qualità gustativa di numerose verdure e vogliono coltivare sui tetti dei loro ristoranti. Con Frédéric Madre abbiamo così creato la società Topager per rispondere alla crescente domanda di orti urbani. A oggi fatichiamo a stare dietro alle richieste».da Il sole 24 ore di Maria Teresa Manuelli

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