Come ridurre la plastica nel florovivaismo?

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Quali strategie si possono attuare nel settore del florovivaismo per la diminuzione dell’impiego di plastiche? La domanda è stata rivolta ai direttori dei garden center partner del progetto SUSFLO, nato per favorire il riutilizzo della plastica nel florovivaismo e l’uso di materiali alternativi ecosostenibili.

Stime recenti indicano infatti che in Italia il settore consuma ogni anno circa 440 milioni di vasi in polipropilene che una volta gettati rappresentano un problema ambientale non trascurabile; inoltre, anche se avviati al riciclo, vanno lavati e conferiti correttamente e il loro recupero rappresenta un ulteriore costo energetico.

“Ad oggi non sono ancora presenti nel mercato contenitori di piante di materiali che siano valide alternative alla plastica e che riescano a supportare la crescita di piante anche per lunghi periodi” dichiara Enrica Calleri, responsabile di Ideal Verde, a Castano Primo.

Per il momento dunque non sembrano molte le strade da percorrere per rinunciare alla plastica, o per riciclare quella che proviene dal florovivaismo.

Claudio Tibaldo, responsabile reparto piante del Gruppo Flover di Desio, dichiara "Ad ogni modo ci sono sempre più aziende che stanno coltivando in vasi ecosostenibili anche se la trasformazione è un aggravio del costo che va ad incidere sul prezzo finale".

Ai direttori di garden center è stato però chiesto quale potrebbe essere un punto di partenza per azioni pratiche di contrasto alla plastica.

“Se penso a un ambito del settore florovivaistico da cui si potrebbe iniziare a eliminare la plastica mi viene sicuramente in mente la lavorazione dei fiori recisi e l’orticoltura” propone Davide Pirruccio, responsabile commerciale di Viridea. “Questo tipo di prodotti è caratterizzato da stagionalità e da un ciclo breve di vendita, cioè rimangono poco in vaso e sui bancali dei negozi” prosegue Massimiliano Carraro, di Agricola Shop di Varese “il che ci consente di utilizzare materiali alternativi”.

Gli intervistati ritengono poi che per aumentare l’interesse dei consumatori verso prodotti plastic free e verso un riutilizzo del materiale plastico occorrano politiche ambientali che stimolino il consumatore ad adottare scelte d’acquisto sostenibili, ad esempio con finanziamenti che possano supportare i produttori, certificazioni che garantiscano la qualità del contenitore, oppure incentivi per il corretto smaltimento e riciclaggio dei rifiuti.

“Sicuramente il processo di riduzione delle plastiche nel settore è già iniziato” spiega Claudio Tibaldo, “però è fondamentale darsi degli obiettivi concreti con dei tempi che vanno rispettati” conclude Davide Pirruccio.

Il progetto SUSFLO – Sustainable Flower project (finanziato da Fondazione Cariplo e guidato da Fondazione Minoprio con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli studi di Milano come responsabile scientifico) intende proprio suggerire una riflessione sul problema e proporre azioni puntuali per il contenimento della plastica, suggerendo ai consumatori la scelta di vasi completamente biodegradabili, da interrare insieme alla pianta, o la riconsegna dei vasi nei garden center aderenti per un corretto smaltimento e la diminuzione dell’utilizzo delle plastiche.

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